domenica 3 gennaio 2016

Finanza in pillole: azioni

Tra gli strumenti finanziari più diffusi vi sono le azioni, titoli emessi da una società allo scopo di raccogliere fondi necessari per la sua attività. Le azioni sono quindi quote di proprietà di una società e ne rappresentano il capitale sociale (detto anche capitale di rischio, poiché investendo in una società quotata ci si assume il rischio di un eventuale fallimento dell’azienda). Acquistare un’azione significa investire nel business di una società e legare l’andamento del proprio investimento a quello della società stessa: se la società fa utili, questi o una parte di essi saranno redistribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi e molto probabilmente le azioni aumenteranno di valore; se la società dovesse andar male o peggio fallire, il valore delle azioni sarebbe pari zero, si sarebbe perso quanto investito. Nel caso delle azioni il rendimento è dato da: Uno degli aspetti importati ai quali occorre fare attenzione è legato all'erogazione del dividendo, che non essendo obbligatoria rimane a discrezione della società. Al riguardo sono determinanti il ciclo di vita della società (le imprese in fase di sviluppo normalmente non sono in grado di distribuire dividendi) e l’andamento del business. Dividendo: porzione di utile di un’azienda viene distribuito agli azionisti come remunerazione del capitale.

Data la rischiosità dello strumento, in genere l’investimento in azioni riserva buoni rendimenti ma per contenere i rischi e riservarsi rendimenti comunque soddisfacenti, è sempre consigliabile optare per un portafoglio d’investimenti diversificato con al suo interno una componente azionaria, il cui peso può ovviamente variare in base alla propria propensione al rischio oltre che ad altri fattori come l’età o gli obiettivi.

sabato 2 gennaio 2016

Ancora sul Bail-in

Dal 1° gennaio 2016 sono entrate in vigore le norme sul bail-in, cioè sul coinvolgimento potenziale dei privati nei dissesti bancari. Perciò nelle settimane precedenti si è parlato soprattutto di istituti in crisi: i salvataggi sono stati accelerati in tutta Europa proprio per mettere in ordine le banche prima dell'arrivo del bail-in. Così in Italia la risoluzione avviata nel novembre 2015 per quattro istituti (Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti) ha messo al riparo i creditori non subordinati e i depositanti, pur causando la svalutazione integrale dei titoli subordinati, per effetto delle interpretazioni di Bruxelles sugli aiuti di Stato e delle conseguenze paradossali delle direttive Brrd e Dgs (approvate dal Parlamento e dai governi Ue). Così l'attenzione dei media si è focalizzata sulla solidità delle banche e i rischi per i risparmiatori, anche se le quattro banche in crisi hanno un peso dell'1% del settore italiano. A ben vedere, più che la solidità complessiva del comparto, i casi recenti hanno evidenziato i rischi di procedure di risoluzione che ingigantiscono i problemi invece di ridurli (negli Usa sono fallite 500 banche e nessuno se ne è accorto).