martedì 24 dicembre 2013

Imprenditori contro le banche

LECCE - Hanno chiesto un prestito o un mutuo per acquistare casa. E si sono ritrovati invece con un cappio intorno al collo, costretti a pagare alle banche interessi elevatissimi, ben oltre il cosiddetto “tasso soglia” che la Banca d’Italia stabilisce trimestralmente e al quale gli istituti di credito devono attenersi. 
Così, oltre cento fra imprenditori e famiglie salentine si sono rivolti negli ultimi sei mesi all’associazione Codici, presieduta da Francesco Del Prete, chiedendo aiuto e sostegno legale. Perché il 9 gennaio scorso la Corte di Cassazione ha stabilito, con una sentenza di importanza rivoluzionaria, che qualora sia accertata l’applicazione da parte delle banche di un tasso “usurario”, assimilabile cioè a quello applicato dai tanti “cravattari” che ammorbano l’economia e la società travolte dalla crisi, allora si ha diritto alla restituzione degli interessi già versati alla banca e si ha diritto anche a non pagarne più fino all’estinzione del prestito o del mutuo. 
È stata questa la molla che ha fatto drizzare le antenne a chi non si intende di finanza, ma per avviare o tenere in piedi un’impresa o per metter su famiglia acquistando una casa, si è rivolto agli istituti di credito e ha firmato contratti dei quali non si è soffermato a leggere le “pieghe”. Salvo poi scoprire, com’è accaduto ai tanti che hanno bussato alla porta di Codici, di dover pagare rate troppo onerose.

«Da noi si sono presentate coppiette che avevano comprato casa o persone che avevano stipulato contratti di leasing - spiega Del Prete - tutte con lo stesso problema: i tassi di interesse. Quello “semplice”, applicato al prestito ottenuto, vale magari il 3 o il 4%, ma c’è anche il tasso di interesse moratorio, cioè quello applicato quando, per esempio, si salta il pagamento di una rata mensile». Cosa che, in questi mesi di crisi nera per lavoratori e imprese, accade molto più spesso che in passato. «Il tasso di interesse moratorio equivale, sempre a titolo d’esempio, al 10 o al 15% e va ad aggiungersi al tasso “semplice”; così - continua Del Prete - chi ha contratto un mutuo si accorge del tasso spropositato solo quando va in mora e deve pagare, non prima. Purtroppo è una prassi frequentissima, non solo per le banche, ma anche per tante finanziarie». E i tassi di interesse arrivano a sfiorare, quando non superare, anche il 30 o il 35%. 
«Nell’80% dei casi che ci sono stati segnalati - aggiunge ancora il presidente di Codici - il tasso “soglia” indicato dalla Banca d’Italia, che in questa vicenda sembra aver chiuso gli occhi, è stato superato. I cittadini, però, devono sapere che è sufficiente lo sconfinamento di un mese per attivare le pratiche di restituzione degli interessi, come ha previsto la Suprema Corte».

A difendere per conto di Codici chi si è trovato ad essere “stritolato” dal sistema creditizio è l’avvocato Giandomenico Daniele. Suo il compito di attivare l’azione giudiziaria, che parte dalla verifica dell’avvenuta applicazione di un tasso usurario da parte della banca o della finanziaria. Una volta effettuata la perizia - dieci quelle finora concluse con esito positivo e relative a ricorsi presentati dall’associazione per conto di altrettanti clienti - si presenta querela per usura e, parallelamente, si apre una causa civile per chiedere il risarcimento del danno subito. 
In gioco ci sono miliardi di euro, “prelevati” dalle tasche dei cittadini da un sistema in cui i controlli sembrano saltati, perché i “controllati”, cioè le banche, possiedono quote del “controllore”, cioè di Bankitalia. Lo evidenzia, ad esempio, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Cinzia Vergine nell’ordinanza con la quale il 13 novembre scorso ha respinto la richiesta di archiviazione e restituito gli atti al pubblico ministero chiedendogli di approfondire le indagini e chiarire se al mutuo concesso dalla Monte dei Paschi di Siena a E.C. (difeso dall’avvocato Antonio Tanza, di Adusbef) sia stato applicato un tasso usurario. «Il tasso soglia è stato superato per ben 20 trimestri dei 30 esaminati» e inoltre - evidenzia il gip più avanti nell’ordinanza - F.P. (cioè il presidente del Monte dal 1998 al 2006 Pier Luigi Fabrizi ndr), oltre ad essere presidente di Mps Spa, era anche membro del consiglio di amministrazione di Bankitalia, ed è quindi inverosimile che non fosse a conoscenza della normativa imposta da quest’ultima all’intero sistema bancario nazionale». E, dunque, «omettendo di impartire le necessarie direttive di correzione del Teg (cioè il tasso di interesse effettivo globale ndr) ha accettato il rischio di cadere nella commissione del reato di usura». 

lunedì 23 dicembre 2013

Banche a confronto

La banca con l’Isc (Indice sintetico di costo) più caro? Si conferma la Banca popolare dell’Emilia Romagna con ben 754,75 euro, al contrario la Bnl, con i suoi 238,35 euro, è ancora una volta l’istituto nel quale l’Isc è più basso. Il dato emerge dall’ultima rilevazione di Adusbef su 59 banche presenti sul sito Patti Chiari. La ricerca ha preso in considerazione la tipologia di conto “ordinaria” per profilo a bassa operatività.
Rispetto alla precedente rilevazione dell’8 ottobre 2013 l’associazione dei consumatori evidenzia che l’Isc è aumentato per 8 banche: Banca Carime, Mps, Banca Nuova, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca Popolare di Ancona, Banca Popolare di Ravenna, Banca Regionale Europea, Banca di Brescia. Tra queste, la Banca Nuova è quella che fa registrare l’aumento maggiore: +26,84 euro rispetto ad ottobre.
Le rilevazioni che Adusbef conduce periodicamente evidenziano un trend che è sempre al rialzo: non si registrano, infatti, casi di istituti bancari che diminuiscono il costo che il correntista deve sostenere per tenere i propri soldi in banca. I 348 euro di spesa media che i risparmiatori sono costretti a sopportare annualmente per allocare i loro denari presso gli istituti di credito ed effettuare i pagamenti, all’associazione “appaiono davvero un intollerabile scippo con destrezzacon la complicità di Bankitalia, tanto più intollerabile in questi tempi di crisi e di aumenti generalizzati”.
Adusbef e Federconsumatori, quindi, chiedono al governo e alle Istituzioni una maggiore vigilanzain un settore, quale è quello bancario e del risparmio, che è costituzionalmente rilevante; occorre, infatti, dare attuazione all’articolo 47 della Costituzione che, si ricorda, stabilisce che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito (…)”. Se dunque è compito della Repubblica incoraggiare e tutelare il risparmio e controllare, disciplinare e coordinare l’esercizio del credito, “tocca alle Istituzioni tutte unmaggiore intervento per vigilare su un settore davvero cruciale per i cittadini italiani, specialmente se questi devono fare i conti con una crisi grave che si trascina ormai da più di 5 anni”.

giovedì 19 dicembre 2013

Tassi usurari e rimborso

La corte di cassazione ha stabilito che il contratto è nullo se supera la soglia dei tassi stabiliti dalla legge antiusura e in quel caso al contribuente spetta la restituzione di tutti gli intessi già pagati e il diritto a non pagare quelli futuri
la sentenza numero 350 del 9/01/2013 stabilisce che il contratto è nullo se la somma di tutte le voci di spesa relative all'erogazione del denaro preso in prestito supera la soglia dei tassi ufficiali fissati in base alla legge antiusura, la numero 108 del 1996
con la sentenza della cassazione è stato chiarito che "si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, quindi anche a titolo di interessi moratori"
ma che succede se il contratto di mutuo risulta nullo? non solo l'istituto bancario che ha applicato i tassi "incriminati" va incontro a strascichi di tipo penale, ma colui che ha contratto il mutuo potrà vedersi restituiti gli interessi già pagati e non dovrà più pagare quelli futuri
non solo. nel caso in cui l'istituto di credito abbia intrapreso un'azione esecutiva, questa potrebbe essere fermata. al mutuatario, quindi, non spetterà altro che pagare solo la quota capitale

mercoledì 18 dicembre 2013

Banche sotto accusa

Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco ha richiamato le banche ad una maggiore attenzione al loro ruolo fondamentale di accompagnamento finanziario alle aziende produttive.
È un richiamo che testimonia della anomalie del settore bancario e dei suoi rapporti con il mondo produttivo.
In una fisiologia di rapporti, infatti, le banche cercherebbero di fare credito nella misura più ampia possibile, in quanto il credito sarebbe il mezzo per aumentare i ricavi e, quindi, gli utili.
E la Banca d’Italia frenerebbe gli eccessi per garantire la stabilità dei sistema creditizio.
Invece, ad avviso di tutti gli osservatori, sono le banche, da alcuni anni a questa parte, ad avere un ruolo frenante che non aiuta a superare la crisi e, anzi, aggrava la fase recessiva che l’economia italiana sta attraversando. 
Il motivo della anomalia è che con l’avvento della banca universale le aziende di credito non hanno più bisogno di finanziare le aziende per realizzare utili. Il mercato dei titoli, la gestione dei patrimoni la speculazione sui corsi di borsa sono settori che sono diventati preminenti nella operatività delle aziende di credito.
Ormai, molte banche, soprattutto di grandi dimensioni, sono da anni orientate al commerciale. La struttura organizzativa, la distribuzione delle risorse, i piani di formazione, la scala delle retribuzioni, le carriere, la ripartizione dei premi sono finalizzate a privilegiare i dipendenti impegnati nella vendita dei prodotti, mentre gli esperti di credito, che una volta costituivano l’élite della banca, oggi sono considerati con sufficienza e marginalizzati.
Il risultato è che, anche se volessero, molte banche difficilmente potrebbero da un momento all’altro tornare a svolgere il ruolo propulsivo che hanno avuto in passato.
La situazione è talmente consolidata che difficilmente può introdurre cambiamenti un richiamo, sia pure autorevole come quello del Governatore.