Così, oltre cento fra imprenditori e famiglie salentine si sono rivolti negli ultimi sei mesi all’associazione Codici, presieduta da Francesco Del Prete, chiedendo aiuto e sostegno legale. Perché il 9 gennaio scorso la Corte di Cassazione ha stabilito, con una sentenza di importanza rivoluzionaria, che qualora sia accertata l’applicazione da parte delle banche di un tasso “usurario”, assimilabile cioè a quello applicato dai tanti “cravattari” che ammorbano l’economia e la società travolte dalla crisi, allora si ha diritto alla restituzione degli interessi già versati alla banca e si ha diritto anche a non pagarne più fino all’estinzione del prestito o del mutuo.
È stata questa la molla che ha fatto drizzare le antenne a chi non si intende di finanza, ma per avviare o tenere in piedi un’impresa o per metter su famiglia acquistando una casa, si è rivolto agli istituti di credito e ha firmato contratti dei quali non si è soffermato a leggere le “pieghe”. Salvo poi scoprire, com’è accaduto ai tanti che hanno bussato alla porta di Codici, di dover pagare rate troppo onerose.
«Da noi si sono presentate coppiette che avevano comprato casa o persone che avevano stipulato contratti di leasing - spiega Del Prete - tutte con lo stesso problema: i tassi di interesse. Quello “semplice”, applicato al prestito ottenuto, vale magari il 3 o il 4%, ma c’è anche il tasso di interesse moratorio, cioè quello applicato quando, per esempio, si salta il pagamento di una rata mensile». Cosa che, in questi mesi di crisi nera per lavoratori e imprese, accade molto più spesso che in passato. «Il tasso di interesse moratorio equivale, sempre a titolo d’esempio, al 10 o al 15% e va ad aggiungersi al tasso “semplice”; così - continua Del Prete - chi ha contratto un mutuo si accorge del tasso spropositato solo quando va in mora e deve pagare, non prima. Purtroppo è una prassi frequentissima, non solo per le banche, ma anche per tante finanziarie». E i tassi di interesse arrivano a sfiorare, quando non superare, anche il 30 o il 35%.
«Nell’80% dei casi che ci sono stati segnalati - aggiunge ancora il presidente di Codici - il tasso “soglia” indicato dalla Banca d’Italia, che in questa vicenda sembra aver chiuso gli occhi, è stato superato. I cittadini, però, devono sapere che è sufficiente lo sconfinamento di un mese per attivare le pratiche di restituzione degli interessi, come ha previsto la Suprema Corte».
A difendere per conto di Codici chi si è trovato ad essere “stritolato” dal sistema creditizio è l’avvocato Giandomenico Daniele. Suo il compito di attivare l’azione giudiziaria, che parte dalla verifica dell’avvenuta applicazione di un tasso usurario da parte della banca o della finanziaria. Una volta effettuata la perizia - dieci quelle finora concluse con esito positivo e relative a ricorsi presentati dall’associazione per conto di altrettanti clienti - si presenta querela per usura e, parallelamente, si apre una causa civile per chiedere il risarcimento del danno subito.
In gioco ci sono miliardi di euro, “prelevati” dalle tasche dei cittadini da un sistema in cui i controlli sembrano saltati, perché i “controllati”, cioè le banche, possiedono quote del “controllore”, cioè di Bankitalia. Lo evidenzia, ad esempio, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Cinzia Vergine nell’ordinanza con la quale il 13 novembre scorso ha respinto la richiesta di archiviazione e restituito gli atti al pubblico ministero chiedendogli di approfondire le indagini e chiarire se al mutuo concesso dalla Monte dei Paschi di Siena a E.C. (difeso dall’avvocato Antonio Tanza, di Adusbef) sia stato applicato un tasso usurario. «Il tasso soglia è stato superato per ben 20 trimestri dei 30 esaminati» e inoltre - evidenzia il gip più avanti nell’ordinanza - F.P. (cioè il presidente del Monte dal 1998 al 2006 Pier Luigi Fabrizi ndr), oltre ad essere presidente di Mps Spa, era anche membro del consiglio di amministrazione di Bankitalia, ed è quindi inverosimile che non fosse a conoscenza della normativa imposta da quest’ultima all’intero sistema bancario nazionale». E, dunque, «omettendo di impartire le necessarie direttive di correzione del Teg (cioè il tasso di interesse effettivo globale ndr) ha accettato il rischio di cadere nella commissione del reato di usura».